Per me si va ne l'etterno dolore,
Per me si va tra la gente perduta[...]"
Ed eccoci qui, davanti alle porte del vero e proprio inferno. Ancor prima dell'ingresso possono essere udite le urla sofferenti dei dannati dolenti.
Perciò, "lasciate ogni speranza voi che entrate".
"Questi sciaurati, che mai non fur vivi,
Erano ignudi e stimolati molto da mosconi e da vespe ch'eran ivi.
Elle rigavan lor di sangue il volto, che, mischiato di lagrime, a' lor piedi da fastidiosi vermi era ricolto[...]"
I primi dannati che incontriamo sono gli ignavi, anime che in vita non hanno saputo scegliere ne il bene ne il male. Questi sono nudi e rincorrono un'insegna, punti sul viso da vespe e il loro sangue è raccolto da vermi ripugnanti.
Gli ignavi del mondo dantesco e gli ignavi del mondo moderno.
Nel canto III della "Divina Commedia", Dante colloca le anime degli ignavi che durate la loro vita hanno deciso di non rischiare, scegliendo ne la strada del bene ne la strada del male. Dante li disprezza profondamente perché nella vita non avevano compiuto ne azioni negative ne positive. Gli ignavi, sfortunatamente, esistono tutt'oggi: è difficile nella nostra società avere un' opinione ben precisa, soprattutto se quest'ultima tratta argomenti considerati "non convenzionali".
Lo spirito critico può far distaccare però dal gruppo. Gli ignavi dei giorni nostri sono coloro che cercano di non assumersi responsabilità, nascondendosi dietro a terze persone; come allora, anche oggi gli ignavi rinunciano all'esercizio del "libero arbitrio" che secondo Dante, è la qualità più alta dell'uomo.



